Una visione generale della necessità delle istituzioni sociali e politiche e di
come funzionano realmente
Ciò
che avviene nel Kurdistan
siriano non può essere ridotto a una guerra contro l’ISIS, e
per comprendere gli eventi nel Rojava
uno deve immergersi nelle istituzioni da poco istituite che, sotto il titolo di
Movimento per una Società Democratica (KCK, chiamato MED-VET in Rojava), stanno organizzando tutti gli eventi e settori nel
Rojava. La mancanza di risorse di ricerca e studio, e
la ristretta letteratura sugli studi di settore, hanno
reso difficile definire completamente e spiegare patologicamente il sistema
democratico autonomo dei tre cantoni.
In
questo rapporto, l’obiettivo è di dare una visione generale della necessità
delle istituzioni sociali e politiche e di come funzionano realmente.
Il Movimento
per una Società Democratica
Nel Rojava, tutte le strade conducono a
Abdullah Öcalan, e dunque per
comprendere l’esperienza di questa zona è bene dare un’occhiata alle sue
recenti idee. Abdullah Öcalan,
il leader ideologico del Movimento per una Società Democratica (KCK), ha
rivisto le passate idee del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) nella
prigione di Imrali, e ha
spiegato le sue nuove idee sotto il titolo di “Confederazione Democratica”
nelle sue ultime tre difese.
Basandosi
sulle idee di Wallerstein, Foucault
e specialmente dell’anarchico Bookchin, Öcalan propone l’idea di una democrazia senza Stato come alternativa alla modernità capitalistica. Öcalan, rigettando gli sforzi trentennali della creazione
di uno Stato curdo indipendente, attacca l’idea di
Stato e considera ogni tentativo di realizzare il progetto di Stato-nazione come ‘condannato alla sconfitta e alla
decadenza nel fascismo’. Öcalan
crede che lo Stato sia una ‘forma organizzata delle classi governanti’ e crede che sia
la continuazione dell’ordine che porta al massimo profitto e alla massima
industrializzazione.
Dunque,
KCK, che è basato sui tre principi di ‘nazione democratica, industria ecologica
ed economia socialista’, prova a realizzare una
società in cui ogni cosa è portata avanti con delle partnership dirette. Nel Rojava, il Movimento per una Società Democratica (Tev-Dem) è responsabile per la gestione di questi principi
nella maggior parte dei casi.
Comuni
All’ingresso
delle città nel Rojava, è installata una grande tavola sulla quale, oltre alla faccia sorridente di Abdullah Öcalan, c’è un detto
attribuito a lui in curdo e arabo che insiste sulla
necessità di formare una vita comunitaria. Per scoprire la natura e la funzione
delle comuni e delle altre istituzioni nel Rojava, ho
speso giorni e notti nelle sessioni delle comuni,
della Mala Gels (La Casa del Popolo), delle corti, di
Assayish e di 22 ministeri dei cantoni.
Le comuni
sono attualmente le più piccole e più attive unità della società comunitaria.
Sono posti dove le persone si incontrano per discutere
e risolvere i problemi quotidiani e tutti gli aspetti della vita. Delsouz Deldaar, giornalista curdo, che è stato presente dai primi giorni della
creazione delle comuni, parla degli sforzi della
popolazione locale per localizzare la parola “comune” in curdo:
“Le persone chiamano
comune ‘Kumin’, che è derivato dal verbo curdo ‘Kum’ e significa ‘stare insieme’”.
In una
dettagliata intervista con A.A.,
l’amministratore capo del Movimento per una Società Democratica, egli ha
affermato che il primo passo verso la formazione di una società democratica
ecologica sia creare varie comuni nei quartieri, nei villaggi, nelle contee e
nelle piccole e grandi città nel Rojava. Ogni
comune ha sei separate commissioni che si occupano di varie questioni. Per
esempio Mala Zhen (La Casa delle Donne) si occupa
dell’educazione, dello studio e dell’investigazione riguardo lo
stato delle donne in ogni comune.
La
commissione sociale, quella della gioventù, delle donne, della pace,
dell’autodifesa e dell’economia sono sei commissioni che attualmente
sono attive nelle comuni. Le comuni sono gestite
con una leadership congiunta (un uomo e una donna) e l’età dei membri della
commissione deve essere superiore ai 16 anni. Queste comuni
intrattengono sessioni settimanali e registrano le discussioni in rapporti
mensili.
I
rapporti mensili delle comuni sono scritti in arabo,
poiché il curdo non ha trovato la sua funzione e
posizione ufficiale nel Rojava. La decisione
riguardo alla comune in cui un individuo debba venir usato è largamente
dipendente dalla posizione geografica dove vive. La selezione dei due leader e
le formazioni delle commissioni sono fatti tramite
dirette elezioni tra i membri della comune. A oggi
sono state trenute tre elezioni nei livelli della
comune. Il tempo delle elezioni dipende dai bisogni e dalla situazione, non da
leggi scritte. I membri della comune affittano una casa per due o tremila pound siriani, chiamata “Komungah”.
Diverse comuni in certe regione si riuniscono in un altro luogo chiama “La Casa
del Popolo” (Mala Gel). Le grandi decisioni vengono
prese nella Casa del Popolo, che è anche responsabile della supervisione delle
comuni. Nella città di Qamishli, ci sono 7 Case
del Popolo e 97 comuni. Ogni comune copre circa 350 famiglie. L’obiettivo è
creare più comuni, poiché dividere la società in unità più piccole può
migliorare la qualità e l’efficienza delle loro performance.
A.A.,
riguardo la posizione delle persone nelle comuni, dice: “Quando riunisci dieci
persone e vuoi che propongano una soluzione per un problema, partecipano tutte
agli sforzi per trovare la risposta migliore. Io credo che la ragione
collettiva sia utile nella maggior parte dei casi e la discussione collettiva
rende le persone partecipi nella definizione e spiegazione delle
macro-politiche”. A.A. continua a parlare riguardo perché non ci siano
commissioni politiche nei comuni e afferma che questo è uno sforzo per evitare
ogni tensione fra i partiti nelle comuni poiché,
secondo lui, tutti i partiti possono prendere parte alle comuni.
Comunque,
in un breve colloquio che ho avuto con Omar Amr, il
capo dello staff del Partito Democratico del Kurdistan Siriano nella città di Darbasi, egli ha parlato riguardo l’eliminazione
sistematica e la dissoluzione dei membri di questo partito e dei partiti
d’opposizione nella struttura comunitaria, per il beneficio delle idee del
Partito dell’Unione Democratica. Ovviamente nella comune di Martyr Saaleh, i membri del
Partito Democratico governante (Pishgharow) e nella
comune di Martyr Sarhad i
membri del Partito del Movimento di Destra (Taghgara Raasti) erano presentati. Nondimeno,
non ci sono stati comuni nei quarti cristiani finora.
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Ho presenziato alle sessioni
delle comuni a Serikani, ed ero lì nelle sessioni
settimanali dove vecchi e giovani si sono riuniti per assistere alle elezioni
delle comuni. Le sessioni sono iniziate col discorso sulle sessioni precedenti delle comuni, poi hanno chiesto le idee della gente sui
problemi locali. Uno dei problemi discussi riguardava il modo in cui i
rifugiati di Kobane erano stati sistemati a Serikani; dopo circa due ore di discorsi e discussione, i
presenti hanno raggiunti degli accordi sui casi.
Determinare la locazione per le sistemazioni temporanee, chiarire il modo di
trovare il cibo, etc. sono stati i problemi che i presenti hanno deciso di
risolvere successivamente.
A.A.,
l’amministratore capo del Movimento per una Società Democratica, riguardo la
posizione delle comuni, ha detto: “Il valore della comune è maggiore del
valore del ministro, poiché il ministero non può fare niente se la comune non
approva”. Questo ufficiale, che viene dai curdi iraniani, aggiunge: “In precedenza chiedevano: di
quale clan sei? Ora chiedono: a quale comune appartieni?”.
A.A.,
riguardo la necessità delle comuni, parla di un problema molto radicato:
“Siamo contro un sistema dall’alto verso il basso. Vogliamo avere un sistema
che agisce dalla base verso l’alto”. Gli ho chiesto se questo significa che nessuno dall’alto può fare pressione sulla
base e imporre le proprie idee, al che lui ha risposto: “Il capo della
comune può applicare pressione presentandosi con una corretta educazione, e
questo non significa una pressione negativa o un’imposizione; questo tipo di
autorità è inevitabile per mantenere il ruolo del leader e non porta alla
dominazione”. Gli ho chiesto cosa previene la dominazione, e lui ha
risposto: “L’etica, non la legge”.
Mentre parliamo con questo ufficiale,
tutte le strade sembrano condurre a questo ambiguo e indefinito concetto
chiamato ‘etica’. Abdullah Öcalan,
il leader ideologico del Movimento per una Società Democratica nella ‘Quinta difesa’, si riferisce all’etica come a
una forma di politica che è diventata tradizione storica. Dice
che mentre la politica attua un ruolo di ruotine
creativa e protettiva, l’etica fa lo stesso servizio nella società attraverso
la forza della tradizione istituzionalizzata e basata sulle regole. Si può
considerare l’etica come la memoria politica della società. Le
società che sono state eticamente spogliate o
deprivate dell’etica sono quelle la cui memoria politica, e dunque anche
le ‘norme e istituzioni tradizionali’, sono state
indebolite o rovinate.
A.A., per
dare un esempio, enfatizza l’applicazione impermeabile della forza sulle
comuni: “Supponiamo che io voglia essere ministro, e che ne abbia tutte le
qualifiche richieste. Se la comune a cui appartengo
non mi conferma, allora non posso diventare ministro”. Egli interpreta
la relazione di un individuo con la comune come la relazione di un albero con
la foresta, implicando una relazione a doppio senso.
Solitamente, i piccoli progetti come la creazione di
un parco sono fatti dalle comuni stesse; ma i
macro-progetti come la costruzione di strade, a causa dello stato attuale del Rojava, sono eseguite dai cantoni autonomi o con la
cooperazione fra cantoni e comuni. Per esempio, l’attuale carenza di energia ed elettricità è un problema essenziale
nel Rojava. Ogni comune ha comprato un generatore con
i soldi raccolti dalle famiglie sulla base di quanto
potessero permettersi. I cantoni autonomi li hanno anche aiutati nella
riparazione dei cavi energetici, e in questo modo il problema è stato risolto.
Nei dialoghi che ho avuto con le persone, ho sentito
una sorta di fraintendimento generale riguardo le comuni.
Per esempio, quando ho chiesto l’opinione di un commerciante piuttosto ricco,
egli ha risposto «Grazie a Dio non ho bisogno della
comune, è roba da poveri». Poiché nella situazione economica
attuale, uno dei compiti principale delle comuni è
stato collezionare, scambiare e distribuire il cibo, le persone pensano che le
comuni siano qualcosa di simile alla carità, come la fondazione iraniana ‘Relief’ o ‘Justice Shares’.
Delsouz, che vive a Tel Tamer,
A.A. non nega questi fatti e, mentre approva l’effetto
dei precedenti presupposti, parla riguardo la
necessità di una costante riforma: “Era solo qualche settimana fa che
abbiamo cambiato i capi della comune in 9 comuni, perché erano carenti nelle
capacità necessarie. I capi clan non tollerano
l’assenza di autorità, e dunque posso a malapena sopportare l’idea di essere in
comune con altre persone uguali”.
Questo amministratore del Movimento per una Società
Democratica considera i ‘durevoli presupposti dei precedenti regimi’ come il principale ostacolo
nel processo di istituzionalizzazione delle comuni nel Rojava,
e crede che la rivoluzione sociale sia più intellettuale che materiale; dunque
crede che il processo di rivoluzione sia qualcosa di costante e che richiede
tempo.
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