August 24, 2015
Questo
documento si basa sulla decisione presa dal Consiglio Esecutivo il 28-6-2015
nel Cantone di Kobane, che prevedeva la formazione di una speciale commissione
per documentare il massacro della popolazione il 25-6-2015 ad opera
dell’organizzazione terroristica Daesh che si era infiltrata in città.
Al
termine di indagini approfondite, e dopo aver ascoltato alcuni testimoni, la
Commissione sottopone il report alle organizzazioni per i Diritti Umani e ad
altre organizzazioni pubbliche.
Il Cantone
di Kobane si trova in territtorio siriano, nel territtorio del Rojava.
Il Rojava
è composto da tre cantoni: Kobane, Cizire e di Afrin.
Qui un
gruppo di partiti politici e organizzazioni della società civile ha annunciato
la nascita di una Amministrazione Democratica Auto Governata per riempire il
vuoto amministrativo e garantire sicurezza e i minimi requisiti di vita alla
popolazione dopo la liberazione dal regime Siriano. Le Unità di Difesa del popolo
(YPG)e le Unità di Difesa delle Donne (YPJ) si sono alleati con loro e con la
polizia locale Asayish e Alle Forze di difesa degli assiri (SOTORO) del
Dipartimento – che garantiscono la tutela e la sicurezza delle province –
contro i gruppi di Salafiti.
I primi di
Settembre del 2014 il Cantone di Kobane è stato attaccato dall’organizzazione
terroristica Daesh, al termine di un lungo assedio durato diversi mesi che
aveva portato al controllo di gran parte della città da parte di Daesh e alla
distruzione di case e infrastutture, con la conseguente migrazione di gran
parte della popolazione. Dopo quattro mesi di eroica resistenza, le Unità di
Difesa del Popolo sono riuscite – insieme a battaglioni di combattenti autonomi
e con il supporto degli aerei della coalizione internazionale – a proteggere il
popolo e a cacciare i terroristi al di fuori dei confini del Cantone.
Dopo la
liberazione i residenti sono tornati in città e hanno lentamente ripreso a
vivere, ma i terroristi si sono rifatti vivi, avvantaggiandosi della presenza
delle truppe al fronte, per infiltrarsi in città come soldati dell’Esercito
Libero Siriano alleato con le Unità di Difesa del Popolo.
Alle 4:30
Si sono
posizionati sui tetti di alti palazzi e da lì sparavano sui civili. Hanno
quindi continuato a sterminare tutti quelli che incontravano nei pressi del
forno e del quartier generale del Governo di Kobane, sulla strada a sud di
Aleppo, nelle vicinanze della stazione di servizio Mustafa Darwish sulla strada
Sheeran, ad est della città e a nord nei pressi della dogana, al centro vicino
alle Poste, al vecchio mercato di Al Hal, in una scuola secondaria per ragazzi,
all’ospedale Mistenur, ad Haj PKU Lane, nei pressi della scuola Martyr Osman,
nella 48° Strada, ed anche nei villaggi di Termik Bijan, Barbkhtan e Brkh
Batan.
Kobane è una città Curda. Lo sterminio dei suoi abitanti è stata una vendetta
deliberata verso il popolo Curdo, che ha visto i terroristi usare diverse armi
– dagli attentati suicidi ai proiettili, ai coltelli.
Le Unità di Difesa
Essi aggiungono che “questo gruppo di mercenari è arrivato a Kobane attraverso
la città di Sarrin, a sud di Kobane attraverso la via segreta delle merci.
Loro
indossavano le uniformi e innalzavano le bandiere dell’Esercito Libero Siriano
(FSA). In questo modo sono riusciti a superare i controlli della sicurezza
Asayish e ad entrare in città. Secondo alcune fonti, i gruppi di mercenari
sarebbero entrati a Kobane anche dal confine Turco: ci sono dei testimoni
oculari.
Una volta
in città, hanno cominciato ad uccidere dozzine di civili e a prenderne
altrettanti in ostaggio. Il risultato di questo massacro è di 233 vittime
civili, di cui 23 provenienti dal villaggio di Brkh Botan, e 210 nel centro di
Kobane. Ci sono inoltre 263 civili feriti.”
Chiediamo
che la comunità internazionale richieda un’inchiesta che punisca quanti hanno
perpetrato il massacro, inclusi i fiancheggiatori, e che questi ultimi siano
considerati allo stesso modo degli autori materiali
Il gruppo
armato, autodichiaratosi “ Stato Islamico” (che da qui in avanti chiameremo
Dash) è considerato responsabile di tale genocidio ed è reponsabile di aver
commesso crimini di guerra, di aver ucciso e preso in ostaggio civili nella
città di Kobane.
Questo
documento si basa su informazioni fornite dalle famiglie delle vittime e dai
testimoni oculari
Questo
report copre l’intero giorno
Le armi usate da Daesh durante il massacro:
• fucili col silenziatore;
• armi avvelenate;
• armi con proiettili esplosivi;
• autobombe;
• cinture esplosive indossate da attentatori suicidi;
• attrezzature appuntite in metallo per torturare.
La
descrizione legale (che fa riferimento alle norme in materia) del massacro:
Questo massacro deliberato di Daesh nei confronti dei Curdi ha comportato enormi
violazioni dei diritti umani e costituisce una minaccia alla pace e alla
sicurezza internazionale nel mondo, che lo porta ad essere:
1. un crimine di guerra per l’articolo 8 dello Statuto di Roma della Corte
Penale Internazionale;
2. un crimine di genocidio per l’articolo 6 dello Statuto di Roma della Corte
Penale Internazionale e per l’articolo 2 della Convenzione sui Genocidi;
3. un crimine contro l’umanità per l’articolo 7 dello Statuto di Roma della
Corte Penale Internazionale.
Questo
massacro costituisce anche una violazione delle 4 Convenzioni di Ginevra
Quadro
Giuridico:
Il quadro giuridico
Alleghiamo
una tavola con i nomi e l’età delle vittime. Il numero dei membri dell’ Asayish
e di quelli delle Unità di Difesa del Popolo che hanno perso la vita durante
l’attacco dei Daesh per proteggere i civili, ammonta rispettivamente a 41 per
gli Asayish e 25 per le Unità di Protezione del Popolo, i cui nomi non sono
allegati al report.
Ci
appelliamo alla comunità internazionale perchè si assuma le proprie
responsabilità nel sostenere la causa
Testimonianze
Primo testimone, Salah Ali Buzan, fratello
“mi sono svegliato al suono dei proiettili, sono uscito e salito sul tetto per
vedere cosa succedesse! Ho visto molte macchine e ho pensato che fossero le
YPG, ma quando hanno cominciato a uccidere, mi sono reso conto che erano quelli
di Daesh. Quando ho sentito sparare alla mia porta, ho iniziato a sparare
anch’io, uccidendone due. Ma poi hanno lanciato una granata a mano nella nostra
casa. Mia zia è stata colpita, morendo all’istante; mio fratello è stato ferito
ed è stato torturato, ed è morto 8 ore dopo.”
Secondo
testimone:
“quando abbiamo sentito gli spari, abbiamo contattato i nostri parenti e ci
siamo resi conto che i mercenari di Daesh avevano attaccato la provincia e
avevano iniziato a intrufolarsi nelle case e a uccidere i civili, perciò
abbiamo deciso di uscire dalle nostre case. Ma, quando siamo entrati in
macchina, siamo stati sorpresi da un gruppo che ci ha sparato addosso,
ferendoci e uccidendo tutta la mia famiglia, mio marito, due delle mie figlie e
mia nuora. Poi mi hanno portato in casa insieme ad altra gente, ma sono
arrivate le forze delle YPG e ci hanno salvato, portandoci nel villaggio di
Qara Halnj.”
Terzo
testimone, Mustafa Haidar, un residente vicino al luogo
“mi sono svegliato al suono dei proiettili e sono rimasto sotto la veranda, ho
visto due persone in uniforme militare e gli ho chiesto le ragioni
dell’incendio. Mi hanno risposto che era un segnale di vittoria. Poi hanno
ucciso una donna, sono arrivati alla casa di Sur e hanno guardato attraverso la
finestra e hanno lanciato una granata a mano nella casa. Quindi ho oltrepassato
la collina Mashta e ho visto quattro persone in uniforme militare provenire
heterosexual Noor e avvicinarsi alla casa e uccidere 4 componenti di quella famiglia,
incluso un bambino ed un ospite. Poi si sono diretti verso Halnj dove hanno
messo su un blocco stradale uccidendo due persone su di una moto e due
all’interno di una macchina, data poi alle fiamme. L’autista (Izz al-Din Glo) è
stato ritrovato morto per strada insieme al corpo di Hamdi Hski. Poi ho visto i
corpi di una coppia di anziani e di altre 4 perosne nei propri letti.”
Quarto
testimone, Houla:
“mi sono avvicinata alla casa (Solomon Jammu), ho scoperto il cadavere di
Suleiman in cucina e quello di sua madre Amina Mohamed a letto. Mi sono diretta
verso la casa Mamo JMX e ho visto sangue attraverso la finestra. Tornando
indietro ho visto i cadaveri di due persone all’interno di un’auto.”
I
numeri del massacro:
Numero totale di vittime 251
Numero totale di bambini uccisi 36
Numero totale di donne uccise 64
Numero totale di uomini uccisi 151
Numero totale di famiglie coinvolte nel massacro 137
Numero di famiglie nelle quali sono morti entrambi i genitori 18
Numero di orfani 93 bambini
Numero di donne incinte uccise 3
Numero di persone ferite 267
Commissione
sul Massacro del 25 giugno del Cantone di Kobane
Kobane, 21 luglio 2015
© 2013 UiKi ONLUS Team