31 -08- 2015
Agli
attacchi diretti dell’Isis e a quelli indiretti della Turchia, i kurdi siriani
rispondono preservando la loro identità storica e culturale. Così nasce la
Komina Film.
di Ronahi Berxwedan
Rojava, 31 agosto 2015, Nena News – Ogni
lingua ha le sue particolarità. Ci sono parole intraducibili. Per conoscere
davvero una cultura, è necessario saperne la lingua. La lingua curda ne è un
esempio: prendiamo il motto
Qualcun altro mi ha detto “il xwedî esce per
il sangue dei martiri, per le idee di libertà e partecipazione. Perché ci
crediamo, perché vogliamo questa rivoluzione”. Forse, una traduzione
Un’altra parola che non si può tradurre è
“heval”: heval significa sia amico che compagno. Perché, in realtà, se non sei
un buon amico non sei nemmeno un buon compagno. Ma quando
chiedi che cosa significa, ti rispondono che gli heval vogliono bene e
darebbero la vita per ciascuno degli altri heval (e non solo), e che la prima
qualità di un heval è che se sbagli, se fai qualche cosa di dannoso a qualcun
altro, te lo dice. E se non ti dice che sbagli, allora non è un heval. E poi,
heval è anche “fedakar”: fedakar è colui che vede di cosa hai bisogno prima che
tu lo dica, e che risolve i tuoi bisogni. Io, una traduzione della parola
“fedakar” in italiano non ce l’ho.
E non entriamo in politica, perché altrimenti
le cose intraducibili si moltiplicano. Questo credo che a volte crei dei
problemi di comprensione, perché non tutto si può tradurre.
Perdere una lingua significa perdere un
mondo. E per la cultura, le danze, i canti, è lo stesso. Considerando
i tentativi di assimilazione che sono stati portati avanti per secoli contro il
popolo curdo (parlare la lingua curda era proibito nei luoghi pubblici qui in
Siria, e non si poteva scrivere in curdo; per non parlare delle politiche dello
Stato Turco contro i curdi e per la loro assimilazione), riprendere in mano
questa cultura e questa lingua, diventa fondamentale. Perché significa
dare di nuovo vita a un modo di pensare, di vivere, che altrimenti rischierebbe
di essere dimenticato in conseguenza alle politiche dei vari Stati che agiscono
nel territorio.
Le feste tipiche erano proibite in Siria
prima che il Rojava venisse liberato. Chi celebrava il Newroz (il primo
dell’anno curdo) veniva incarcerato, come in Turchia. Il Newroz è il 21 marzo,
festeggia il nuovo rifiorire della vita, quando la natura si sveglia dopo il
letargo invernale. Anche quest’anno le celebrazioni per il Newroz sono state
molto limitate, a causa della minaccia di attentati da parte dell’ISIS,
infatti, un’attentato il giorno del Newroz c’è stato, nella città di Asake.
I vestiti tradizionali, poi. Alcune giovani
mi hanno raccontato che prima di 4 anni fa non avevano mai visto i vestiti
tradizionali curdi. I vestiti delle donne sono colorati, coloratissimi, un pezzo
di stoffa delle maniche è lungo fino a terra, e sono adornati con cinture con
pendagli di metallo. Gli uomini, invece, portano pantaloni larghi, con una
lunga sciarpa arrotolata attorno alla vita. Sono anche questi colori, queste
tradizioni che è giusto, che è
Per questo, per le danze, per i
canti, per dare valore la cultura curda, siriaca1 e non solo, esiste il Tev-Çand: il nome
completo è “Tevgera Dêmokratîk Çand û Huner a Rojavaye Kurdistanê” (rete
democratica della cultura e dell’arte del Kurdistan dell’ovest2), ed
ha diverse sedi decentralizzate in tutto il Rojava, nelle città più grandi e
nei paesi più piccoli. Vengono organizzati corsi, soprattutto per
bambini e bambine ma non solo. Vengono organizzati festival, in lingua curda,
in lingua siriaca e in lingua araba. L’ultimo grosso festival organizzato ha
coinvolto bambini provenienti da tutto il cantone di Cizire e non solo, Dalle
città di Kobane, Asake, Tirbespie, Derek, Kocera, Derbesiye, Sarekaniye: hanno
danzato e cantato canti e danze tradizionali e meno, hanno potuto incontrarsi,
e sono stati protagonisti per 12 giorni.
Per quanto riguarda il cinema, circa 15 anni
fa nella città di Qamislo erano presenti 5 cinema, ad Hasake ce ne erano
Da poco più di un mese, all’interno del
Tev-Çand è nata la comune
Parlare di cinema e cultura, con la guerra in
corso, può sembrare fuori luogo. Da un lato c’è lo Stato islamico che attacca e
ancora fa attentati nel Rojava, dall’altro lo Stato turco che bombarda e
ammazza civili e resistenti in Bakur, arresta migliaia di attivisti di diverse
formazioni antagoniste, evacua villaggi e punta ad umiliare le donne con
violenze ed esponendo pubblicamente il corpo nudo di una guerrigliera curda
uccisa. E, immancabilmente, il popolo curdo resiste sia con le armi che
dichiarando autonomia dalle istituzioni statali.
In realtà, è proprio perché c’è la
guerra che parlare di cinema e cultura è importante: perché con questa guerra
vogliono distruggere la cultura, le tradizioni e l’esistenza stessa di un popolo.
Se si fanno film sui bambini, è anche per aiutarli a superare il trauma della
guerra. Il film che verrà prodotto sull’internazionalismo è anche per ricordare
gli attivisti internazionali qui uccisi, quelli morti combattendo con le
YPG-YPJ, e quelli morti nell’attentato di Suruc3, tra gli altri. Riguardo questa guerra
non viene detta la verità, per esempio riguardo chi ha realmente aiutato il
popolo Yazida mentre stava subendo l’ennesimo genocidio a Shengal: anche su
questo la Komina film a Rojava sta finendo un film. Il fascismo degli Stati
Islamico e turco vuole impedire alle diverse culture e religioni di
esistere: un prossimo film sarà su come queste diverse tradizioni e modi di
pensare si intreccino in maniera costruttiva all’interno della società del
Rojava.
L’invito che parte dalla Komina film a Rojava
è rivolto a tutti i filmmaker che vogliono girare un film all’esterno delle
logiche capitaliste, o che vogliano girare un film sul Rojava: la Komina film è
disponibile ad offrire aiuto e contatti. Il sito di riferimento è www.kominafilmarojava.org.
Vale la pena ribadirlo, anche questa è
Resistenza. Non solo quella armata, purtroppo necessaria e portata avanti in
maniera eroica, ma anche quella che la società mette in atto. Ed anche
questa forma di Resistenza è necessaria perché il sacrificio di chi è morto
ucciso durante questa lotta per la libertà non sia vano. Nena News
1La minoranza siriaca presente in Rojava e
nel resto della Siria è di religione cristiana, ha un alfabeto ed una lingua
propria. È anche dotata di una propria formazione armata (SOTORO) che collabora
con YPG-YPJ.
2Le quattro parti del Kurdistan sono: Bakur
(Kurdistan
3Il 21 luglio 2015 nella città di Pirsus (