September 07, 2015
di Dilar Dirik- Le donne Yazidi, dopo aver sofferto un genocidio
traumatico, mobilitano autonomamente la loro resistenza armata sul monte
Sinjar, seguendo la filosofia
Il vecchio
proverbio Curdo che dice:” non abbiamo altri amici che le montagne”, si
dimostro’ piu’ vero che mai quando il 3 Agosto 2014 gli assassini del gruppo
dello Stato Islamico lanciarono quello che viene definito il 73mo massacro
degli Yazidi attaccando la citta’ di Sinjar (o Shengal in Curdo) macellando
migliaia di persone, violentando e sequestrando le done per venderle come
schiave sessuali.
Piu’ di
10.000 Yazidi si rifugiarono sulle montagne di Shengal in una marcia della morte nella quale molti, specialmente bambini,
morirono di fame, sete e fatica. Un anno dopo, lo
stesso giorno, gli Yazidi hanno potuto camminare di nuovo su quelle montagne.
Questa volta pero’ in protesta e con la promessa che niente sara’
mai piu’ come prima.
Un anno fa i peshmerga
Per un anno intero le done Yazidi sono state descritte dai mass
media occidentali come vittime violentate e indifese. I giornalisti, in
un’infinita’ di interviste, hanno continuato a
chiedere loro come erano state violentate e vendute, facento loro rivivere,
senza alcun rispetto, il trauma; semplicemente per il sensazionalismo dei
telegiornali. Le donne Yazidi fuono descritte come
l’esempio impersonificato della donna piangente, che si arrende in maniera
passiva, la vittima esemplare dello Stato Islamico, la bandiera bianca
femminile
Il fatto che le donne Yazidi si armarono da sole e che adesso si sono
mobilitate ideologicamente, socialmente e politicamente seguendo il processo
ideologico enunciato da
I problemi
di ogni giorno vengono affrontati e risolti da diversi comitati per
l’educazione, la cultura, la salute, la difesa, le donne,
i giovani e l’economia. Il consiglio e’ basato sull’autonomia democratica come
descritta da Ocalan e si e’ trovato di fronte a una strenua opposizione da
parte
Il 25
Luglio scorso donne di tutte le eta’ hanno fatto
storia fondando il Consiglio Autonomo delle Donne di Shengal, promettento che
“l’organizzazione delle donne Yazidi costituira’ la rivincita per tutti i
massacri”. Le donne decisero che le famiglie non devono
intervenire quando le ragazze vogliono partecipare in qualsiasi aspetto
Il Sistema
internazionale depoliticizza in maniera insidiosa la gente toccata dalla
Guerra, specialmente i rifugiati inquadrandoli in un
contesto di mancanza di volonta’, conoscenze, e coscienza politica. Eppure i
rifugiati Yazidi sulle montagne e nel campo di Newroz a Derik (al-Malikiyah),
creato a Rojava immediatamente dopo il massacro,
insistono nella loro opera.
La gente
nel campo di Newroz mi disse che nonostante i tentativi, da parte dell’Ufficio
dell’Alto Commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite, di modellare il
campo e il suo sistema educativo secondo la sua visione dall’alto in basso,
l’assemblea del campo si ‘e opposta e ha forzato una delle piu’ grosse
istituzioni internazionali a rispettare il suo sistema di autonomia. Adesso l’educazione per l’alfabetizzazione, l’arte, il teatro, la
cultura, la lingua, la storia e l’ideologia vengono insegnate a tutti, senza
riguardo per l’eta’, mentre delle unita’ rassomiglianti alle comuni organizzano
e dirigono le necessita’ giornaliere a Derik e Shangal. Un guerrigliero Yazidi del PKK mi disse:” Con tutti questi
consigli, ptoteste e assemble la resistenza puo’ sembrare normale. Ma tutto questo e’ successo in appena un anno e per Shengal questa
e’ una rivoluzione”. L’atmosfera di Rojava si e’
propagata a Shengal.
Hedar
Recit, una comandante
“ Per la
prima
Lei ci
spiego’ che ragazze come lei non avrebbero mai immaginato di poter avere sogni
e speranze ma che sedevano solo a casa fino a quando non venivano fatte
sposare. Ma, come lei, centinaia di altre ragazze adesso si sono arruolate
nella battaglia, come la giovane donna che si e’
tagliata i capelli, ha appeso la sua lunga treccia sulla tomba di suo marito
martire e si e’ unita alla resistenza.
Il
genocidio fisico forse e’ finito ma le donne conoscono
bene un altro genocidio “bianco” e senza sangue, mentre l’Unione Europea,
-specialmente la
Mamma
Xense, membro di un consiglio di donne, bacia la sua
nipotina e dice:” Noi veniamo addestrate all’uso delle armi da fuoco, ma
l’educazione ideologica e’ molto piu’ importante per noi per capire il perche’
il massacro avvenne e che tipo di calcoli la gente fa a spese nostre. Questa e’
la nostra vera autodifesa. Adesso
sappiamo che eravamo cosi’ vulnerabili perche’ non eravamo organizzati. Ma Shengal non sara’ mai piu’ la stessa. Grazie
ad
Sozdar
Avesta, Yazidi lei stessa, membro della presidenza del
Consiglio dell’Unione delle Comunita’ in Kurdistan e comandante
Non e’ una
coincidenza che lo Stato Islamico attacco’ una delle comunita’ piu’ antiche
Un anno fa il mondo guardava il genocidio indimenticabile degli Yazidi.
Oggi la stessa gente che- mentre gli altri scappavano- salvo’ gli Yazidi, viene
bombardata dalllo Stato Turco che supporta IS, con l’approvazione della NATO. Quando gli stati che contribuirono alla comparsa
di IS promettono di sconfiggerlo e di distruggere il
tessuto sociale nel Medio Oriente lungo la via, la sola opzione per la
sopravvivenza e’ di mettere in atto la democrazia autonoma per l’autodifesa che
nasce dal basso.
Mentre
guidiamo attraverso le montagne di Shengal, l’indicazione piu’ bella
Grazie
all’autonomia democratica i bambini che una volta aprivano le loro piccole mani
per chiedere soldi quando i soldati peshmerga passavano vicino, adesso alzano
quelle stesse mani con il pugno chiuso e fanno il segno della vittoria.
Dilar
Dirik fa farte
Originale
pubblicato su Telesur English il 23 Agosto, 2015
Da ZNet Italy- Lo spirito della resistenza e’ vivo
www.znetitaly.org
http://roarmag.org/?s=from+genocide+to+resistance
Traduzione di Francesco D’Alessandro
©2015 ZNet
© 2013 UiKi ONLUS Team