September 13, 2015
Primo giorno di Carovana
internazionale per l’apertura
di un corridoio
umanitario verso Kobane al
confine turco-siriano. Nel centro
culturale Amara e nei campi profughi
intorno a Suruç da oggi fino
al 16.
Come centri sociali e associazioni, uniti nella campagna Rojava Calling, insieme ad attivisti italiani ed internazionali, organizzazioni di base, rappresentanze di enti locali e parlamentari
abbiamo partecipato al
primo giorno di Carovana, per costuire una rete ampia
e concreta di solidarietà con la Resistenza di Kobane. La città
curda è ancora assediata da Daesh
ed è costretta alla fame dalla chiusura del confine delle autorità turche, una morsa
che tenta di piegare la Resistenza
dei combattenti YPG e YPJ e
l’esperienza del confederalismo
democratico.
Tale esperienza non solo è stata attacata dall’Isis ma anche dal governo
turco.Se da un lato
Sono moltissimi gli attacchi contro la Resistenza curda da parte
Le realtà milanesi NO EXPO hanno lanciato
una manifestazione alle 19:30 in Piazza San Babila.
CAMPI
PROFUGHI
Dopo il saluto e l’accoglienza della municipalità di Suruç e dell’associazione delle donne KJA (Free Women
Congress), si è svolta nel Centro Culturale Amara la commemorazione delle vittime del 20 luglio scorso, quando un attentato uccise 33 giovani socialisti turchi, impegnati nella ricostruzione di Kobane. Moltissimi profughi siriani,
circa 400.000 si sono stabiliti nei campi
profughi intorno a Sanliurfa e Suruç. Ne abbiamo visitati
3 che accolgono curdi siriani costretti
alla fuga, autogestiti dai
profughi, col supporto della municipalità di Suruç impegnata a fornire beni di
prima necessità, cibo e infrastrutture. Nel campo dedicato alla
martire delle YPJ – ARIN
MIRXAN – restano solo 90 delle
470 tende presenti fino a pochi mesi
fa. Tra i profughi molti
hanno deciso
di tornare a Kobane per partecipare alla ricostruzione della città, molti
altri sono stati costretti a partire per l’Europa.
Nel secondo campo che abbiamo visitato, dedicato alle famiglie
dei martiri, abbiamo incontrato decine di persone
che aspettano la restituzione dei corpi dei propri
parenti. Circa 600 nuclei familiari
hanno usufruito
di questa struttura; adesso ne restano circa 90, accolti in container.
Il terzo campo che abbiamo visitato, KULUNCE, fino a poche settimane
fa ospitava circa ottomila persone. Ora ne restano
alcune centinaia, mentre il
campo sta venendo progressivamente smantellato. Ciò non ha impedito, dieci giorni fa, a 200 militari dell’esercito turco di fare irruzione,
distruggendo la scuola di lingua curda e l’ambulatorio medico. Nell’operazione
un volontario internazionale è stato arrestato con l’accusa di terrorismo e reimpatriato.
I
PARTIGIANI DI KOBANE
Il nostro viaggio è poi proseguito a Misanter, piccolo villaggio a poche centinaia di metri
da Kobane, luogo strategico nonchè punto di
incontro e di supporto alla resistenza
per il Rojava.
Lì è stato costruito un piccolo museo, dedicato alle guerrigliere
ARIN MIRXAN e KADER ORTAKAYA.
Al suo interno,
oltre allo spazio dedicato ai martiri, è stata
allestita una biblioteca che accoglie libri donati da attivisti
e combattenti.
Nei pressi di Suruç abbiamo visitato
un cimitero dove riposano circa sessanta caduti nella Resistenza
di Kobane. Assieme a loro sono sepolti anche
due delle trentatre vittime dell’attentato
Infine siamo stati accolti
nel villaggio di Mesher, che
lo scorso anno ha ospitato le staffette di Rojava Calling.
Quel luogo che per primo
ci ha fatto avvicinare alla lotta delle combattenti
e dei combattenti che danno tutt’ora
la loro vita per il confederalismo democratico.
A Mesher abbiamo mangiato insieme alla municipalità di Suruç e abbiamo
incontrato le rappresentanti
di KJA, che ci hanno
invitato ad un confronto sull’esperienza delle donne e sul cambiamento
“We can be
free together but we can’t be free alone”.
Carovana Internazionale per l’apertura di un
corridoio umanitaio verso Kobane.
#carovanakobane
© 2013 UiKi ONLUS Team