05 -12- 2015

I curdi iracheni si accordano con Ankara per dargli una base permamente vicino a Mosul, ma Bagdad parla di violazione della sovranità. Intanto, IntantoMosca e Washington pensano a una risoluzione Onu per colpire le finanze dell’Isis. Per metà mese un nuovo round dei colloqui di Vienna, ma questa volta l’incontro si tiene a New York 

della redazione

Roma, 5 dicembre 2015, Nena News – “La presenza non autorizzata di truppe turche nella provincia di Mosul è una grave violazione della sovranità irachena”. Questo il tweet del primo ministro iracheno, Haider al-Abadi, che stamattina ha chiesto ad Ankara di richiamareimmediatamenteil contingente di circa 150 soldati arrivato ieri nei pressi della città di Mosul, capitale della provincia di Ninive nelle mani del sedicente Stato islamico dall’estate del 2014.

Il reggimento con carri armati e artiglieria è entrato in territorio iracheno in missione di addestramento. Secondo l’Anatolia news agency, i soldati turchi sono arrivati per addestrare i peshmerga della regione autonoma del Kurdistan iracheno, ma Bagdad non ha dato l’autorizzazione. Le relazioni tra Ankara e i curdi iracheni sono piuttosto strette, a differenza dell’ostilità della Turchia nei confronti dei curdi siriani. E infatti il dispiegamento delle forze turche nel Kurdistan iracheno sarebbe il frutto di un accordo tra Turchia e governo regionale. Il quotidiano turco Hurriyet parla di un’intesa siglata un mese fa tra il governo turco e quello del Kurdistan iracheno per l’addestramento dei peshmerga, le forze più efficaci tra quelle impegnate nella battaglia contro i miliziani dell’Isis. Secondo quanto riportato da Al Jazeera, pare che sia stato il governatore di Mosul, Atheel Nujaifi, a invitare i turchi all’insaputa di Bagdad. Nujaifi è a capo del Fronte di mobilitazione nazionale (Hashd al-Watani) che opera nei sobborghi della città: una milizia formata da ex poliziotti iracheni prevalentemente sunniti e da volontari di Mosul. L’obiettivo dell’accordo sarebbe quello di dare ai turchi una base militare permanente nella zona di Bashiqa, 32 chilometri a nord di Mosul.

Non è la prima volta che tra Turchia e Iraq sale la tensione. C’erano già stati screzi sui proventi del petrolio delle regioni irachene settentrionali, ma questa volta Bagdad parla diincursionedelle truppe turche, negando che ci sia alcun coordinamento con il governo federale. Fonti della sicurezza turca, però, confermano che i soldati turchi sono presenti nelle regioni curde in missione di addestramento già dall’anno scorso, che si sono spostate nei pressi di Mosul e che la coalizione anti-Isis guidata dagli Stati Uniti ne fosse al corrente. Washington ha però precisato che il dispiegamento di centinaia di soldati turchi nel nord Iraq non è parte delle attività della colazione.

Un’altra fonte di tensione all’interno della cordata anti-Isis che sta tentando di fermare le milizie jihadiste che imperversano tra Iraq e Siria. Intanto la diplomazia si muove: gli Stati Uniti e la Russia stanno negoziando un nuova risoluzione Onu per colpire le finanze dello Stato islamico: un giro di vite contro chi commercia con l’Isis che sarò discusso il 17 dicembre, alla vigilia del nuovo round del negoziato di Vienna che questa volta si terrà a New York. Il nodo da sciogliere resta sempre quello del destino di Assad nella Siria post-guerra. Oggi la Francia per bocca del ministro degli Esteri Fabius ha aperto all’ipotesi di una permanenza del presidente siriano al potere nel periodo di transizione post-bellico. Nena News