Ieri sera a Monaco
Usa
e Russia
si accordano sulla tregua da
far partire tra una settimana. Non ci sono i
siriani, però, né governo né
opposizioni e Mosca avverte che non fermerà i raid contro Isis e al-Nusra. Riflettori puntati su Aleppo dove ci si gioca
l’accordo
La conferenza stampa di ieri sera a Monaco (Foto: Reuters)
della redazione
Roma, 12 febbraio 2016, Nena News – Il cessate il fuoco scatterà
tra una settimana.
Ieri, in tarda serata, dopo un
giorno di tensioni diplomatiche e militari, da Monaco il
segretario di Stato Usa Kerry, il ministro degli
Esteri russo Lavrov e l’inviato Onu per la Siria de Mistura hanno finalmente
annunciato la tregua in Siria tra governo
e opposizioni. Sarà aperto un corridoio
umanitario per le città siriane sotto assedio, dovuto alla presenza
delle truppe governative o delle milizie anti-Assad.
Così si vuole salvare in extremis un negoziato moribondo , quello di
Gimevra, che sembrava ormai impossibile da rianimare dopo il boicottaggio delle opposizioni e l’inizio della controffensiva governativa su Aleppo.
Un cessate il fuoco su carta, dice Kerry: “Ora quello a cui dobbiamo assistere sono azioni sul
terreno. Senza transizione politica, la pace è impossibile”. Ma un cessate
il fuoco anche limitato: Mosca ha precisato che non interromperà del tutto i raid nel
paese, in quanto – precisa – la tregua non si applica ai
gruppi terroristici, ovvero al-Nusra e Isis. “La nostra aviazione continuerà a lavorare contro queste organizzazioni”,
ha precisato Lavrov lasciando aperti non pochi dubbi sul
destino della
tregua appena siglata: per mesi l’Occidente ha accusato Mosca di bombardare
le opposizioni moderate ad Assad
con la scusa di colpire l’Isis.
Ma i riflettori non sono puntati solo sul governo e sui jet russi: sul terreno
combattono numerose unità di miliziani
e gruppi piccoli, più o meno indipendenti.
Non sarà facile controllarli
tutti, garantire che la tregua sia
accettata da tutti visto che
a Monaco i siriani non erano presenti, né rappresentanti
di Damasco, né quelli delle
opposizioni.
E poi c’è Aleppo, la battaglia
decisiva: lì le truppe governative, i combattenti di
Hezbollah, i raid russi, i pasdaran iraniani
stanno stringendo il controllo
su gruppi di opposizione che sono presenti
a Ginevra, riconosciuti validi partner per la pace. L’Esercito Libero,
Ahrar al-Sham, Jaish
al-Islam. Su di loro
i soldati di Assad stanno
stringendo la morsa, con l’Isis che è sì
presente, ma è a oriente,
non nel cuore della città. Di certo il potenziale negoziato di Ginevra,
se ora riprenderà, ricomincerà su basi diverse, con un governo in posizione migliore dopo aver mandato un chiaro messaggio alle opposizioni: con la
forza aerea russa, Damasco può sconfiggere le opposizioni moderate sul terreno.
Resta da vedere, quindi, cosa accadrà ad Aleppo per capire quante chance ha questa tregua. Perché la tregua c’è ma le polemiche non si spengono: Londra prospetta un fallimento
se continueranno i raid russi, altri diplomatici
presenti sottolineavano la necessità della Russia di dimostrarsi interessata ad una soluzione diplomatica e non militare. Anche le opposizioni si mostrano caute: stamattina l’Hnc ha accolto con favore l’accordo di cessate
il fuoco
e ha prospettato l’apertura
del tavolo di Ginevra
ma solo se la tregua dimostrerà
di essere effettiva.
Per evitare rischi,
a controllare l’implementazione
del cessate il fuoco
sarà una task force formata da Onu, Usa e Stati
Uniti e che avrà al suo interno
sia membri del governo
che delle opposizioni. Ma soprattutto si partirà immediatamente
con l’invio di aiuti umanitari nelle zone assediate, dove il cibo non entra da settimane se non mesi. Madaya, Fu’a, Kefraya,
quartieri di Damasco, Deir Ezzor,
Yarmouk, comunità in cui si muore letteralmente
di fame. Nena News