Posted date: March
22, 2016
Abbiamo lasciato Qamishlo la mattina
La nostra prima fermata è al cimitero
dove sono seppelliti molti dei martiri
caduti durante l’attentato
Tuttavia, durante questo primo giro della città,
ci rendiamo conto che Kobane
non è la stessa di un anno fa. I lavori
di ricostruzione vanno avanti a pieno regime e ormai buona parte delle
macerie è stata rimossa dalle strade,
sono numerosi i palazzi ricostruiti
e le strade sono piene di attività
e di fermento. Si respira l’aria
di un nuovo inizio, dopo lunghi
anni di sofferenza,
e qualcuno manifesta la propria gioia sparando
dei colpi in aria.
La mattina seguente, dopo un’abbondante colazione offerta dalla famiglia
presso cui siamo ospiti, raggiungiamo la collina di Mursitpinar,
luogo simbolo della liberazione di Kobane avvenuta
il 27 gennaio 2015, dove sono organizzati i festeggiamenti ufficiali: dalla collina dove si svolgerà il primo Newroz della Kobane
libera la vista spazia sino al vicino confine con la Turchia e alla cittadina di Suruc.
A poco a poco
il fianco
Il programma è ampio e variegato, si alternano sul
palco numerosi gruppi musicali, fra cui alcune vere e proprie stelle delle musica
curda, mentre il fiume di
gente che accede alla festa si
fa sempre più grande, fino
a riempire completamente i due versanti della collina che
sovrastano il palco.
Un grande striscione campeggia sul palco, fra
le immagini dei martiri: “Dal Rojava
libero verso una Siria democratica e federale”, nelle tre lingue ufficiali
del Cantone: kurmanji, arabo e assiro.
Non mancano sul palco i
momenti per il teatro popolare in cui si ridicolizzano le bande di Daesh
e i militari turchi.
La festa va
avanti, ma è come se si respirasse una contraddizione di fondo fra la voglia
di festeggiare la rinascita della città e la paura di attentati, nel
ricordo amaro degli attacchi dello scorso anno
a Qamishlo e Hasakeh e dei numerosissimi martiri che in un certo modo rendono
l’atmosfera collettiva un po’ più triste.
Il Newroz è anche la festa dei bambini, forse gli unici che
vivono in modo pienamente rilassato questa giornata: sia sul palco,
quando cantano e danzano in gruppo, sia nei prati,
dove si vedono gruppi di bambini vestiti a festa, con gli abiti tradizionali
e con le divise dei combattenti.
nIn generale, si percepisce il
senso di grande dignità di un popolo che
ha sofferto a lungo a causa della guerra
e che continua a patire per
l’isolamento derivato dall’embargo, che non consente rapporti con l’esterno né dal
versante turco, né da quello
iracheno.
La persone qui vivono con pochissimi mezzi: la società civile sopperisce alla mancanza di
risorse con una grande forza di
volontà e con l’inventiva derivata dalla necessità di trovare
soluzioni concrete per la ricostruzione
e per la vita quotidiana.
Dopo il Newroz non sarà
più festa, ma ogni giorno sarà
un mattone per la costruzione
di una società
finalmente libera dall’oppressione.
Coordinamento Toscano per il Kurdistan
Carovana per il Rojava –
© 2013 UiKi ONLUS Team