Posted date: April
16, 2016
Questa settimana è fissata, a Ginevra, la ripresa dei
colloqui delle Nazioni Unite destinati a tracciare un percorso verso un futuro
pacifico e democratico per la Siria. Ma, con un assurdo colpo di scena, i
rappresentanti legittimi di una vasta area
Questa zona è chiamata Rojava, nella parte
settentrionale della Siria, e nonostante la sua frequente descrizione come
“kurda”, essa è governata in maniera inclusiva da kurdi, arabi, e altri gruppi
etnici della zona. Inoltre, le sue forze di autodifesa fanno parte delle Forze
Democratiche Siriane appoggiate dagli Stati Uniti, avanzate verso Raqqa, il
centro
Sia in termini strategici che morali, l’esistenza del
Rojava è un raro punto luminoso in questo conflitto. Così l’esclusione dei suoi
rappresentanti dal processo
delle NU non è solo ingiusto, ma anche insensato se lo scopo dei colloqui è
quello di stabilire un percorso praticabile per la democrazia in Siria.
La ragione principale di questa ingiustizia è che la
Turchia si oppone alla forza militare
Questo non è vero. Entrambi i gruppi sono kurdi, ma i
kurdi siriani, con i loro alleati arabi e il sostegno internazionale, sono
bloccati in una lotta difficile, ma finora di successo, contro lo Stato
Islamico. La lotta del YPG riguarda la Siria, non la Turchia. Il suo ruolo è
quello di difendere le istituzioni di autogoverno nel nord della Siria (il
partito di cui sono co-presidente, il Partito dell’Unione Democratica, è parte
di questa coalizione politica, insieme ad altri partiti e organizzazioni della
società civile).
È una domanda giusta chiedere che tipo di democrazia
sia questa. La sua filosofia centrale è che le persone si dovrebbero governare
dal basso verso l’alto, e quindi quanto più processo decisionale possibile è
lasciato alle assemblee locali. Queste assemblee, inoltre, sono destinate a
garantire una voce alle minoranze non curde e alle donne. Questa democrazia è
reale e genuinamente inclusiva, e merita di essere sostenuta, non ignorata.
Questo sistema potrebbe essere un modello per tutta la
Siria, un paese in cui qualsiasi sistema democratico funzionante dovrebbe
includere tutti i gruppi etnici e religioni al fine di sopravvivere. Questo è
il motivo per cui abbiamo proposto un modello di governo federale per la Siria.
Una maggiore autonomia locale, senza smembrare il paese, offre una maggiore
stabilità e inclusione rispetto al governo a distanza di Damasco. Questa soluzione
realistica e pragmatica dovrebbe essere sul tavolo dei negoziati a Ginevra.
Purtroppo, anche se il Consiglio Nazionale Kurdo, che
è sponsorizzato dall’amministrazione curda nel nord dell’Iraq e che sostiene di
parlare per i kurdi siriani, è stato invitato ai colloqui come parte di una
coalizione di gruppi di opposizione, esso non parla legittimamente per il
Rojava. È stata presa la decisione di non invitare i nostri propri
rappresentanti.
L’Unione europea e gli Stati Uniti, i quali avrebbero
potuto spingere per la nostra inclusione, hanno i loro incentivi a placare la
Turchia, inclusa la sua cooperazione con la risposta dell’Europa alla crisi dei
rifugiati e la necessità di un sostegno turco nella campagna militare contro lo
Stato Islamico. Comprendiamo le esigenze di realpolitik, ma l’esclusione del
Rojava dai colloqui delle NU è miope e ingiusta.
La Turchia ha cercato di legittimare la sua
opposizione con la propaganda falsamente raffigurante il Rojava come un
progetto etnico per il dominio kurdo che mira a dividere la Siria. Essi hanno
diffuso accuse grottesche di “pulizia etnica” da parte delle forze curde,
notizie non sostenute da analisi più misurate come, per esempio, quelle della
commissione d’inchiesta delle NU sulla Siria.
Abbiamo cooperato con le Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali per i
diritti umani. Se ci sono errori, puntiamo a correggerli. Esorto gli scettici a
venire a vedere da sé la realtà della nostra democrazia inclusiva – che sta
avvenendo ora, anche se non viene data molta risonanza dalla stampa
internazionale.
Vogliamo fare causa comune con l’opposizione
democratica in tutta la Siria, e quindi chiediamo agli Stati Uniti e alla
comunità internazionale di agire immediatamente per porre fine alla nostra
esclusione dai negoziati sul futuro
Questi negoziati dovrebbero coinvolgere tutti coloro
che sostengono la pace e la democrazia. È ridicolo che le persone che in Siria
stanno dimostrando più fortemente la loro fede in questi principi siano state
tagliate fuori.
Saleh M. Mohamed è co-presidente del Partito
dell’Unione Democratica.
© 2013 UiKi
ONLUS Team