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Scuola
e rivoluzione. Intervista a un'insegnante del Rojava
Esiste un rapporto tra scuola e rivoluzione? Come vengono
organizzate le scuole e come è concepita la trasmissione delle conoscenze in un
contesto rivoluzionario? Incontriamo una delle coordinatrici delle scuole per
la formazione degli insegnanti in Rojava,
Raperin, nella sua abitazione a Qamishlo.
Ventitreenne, un fratello morto nelle Ypg a Serekaniye, una sorella e un fratello più piccolo, ha
studiato a scuola e all'Università sia sotto il regime
di Damasco (fino al 2011), sia nelle nuove istituzioni scolastiche, nate con la
rivoluzione curda iniziata nel 2012. Le rivolgiamo
alcune domande sull'organizzazione del sistema scolastico nel Rojava, sulla concezione che lo anima, sul ruolo che
l'istruzione può svolgere all'interno di un processo politico come quello in
atto.
Qual è la concezione generale di
questa rivoluzione riguardo all'istruzione e all'educazione?
All'inizio di questa rivoluzione
la nostra principale preoccupazione ha riguardato l'aspetto linguistico, la
lingua curda. Per questo il nostro primo sforzo è
stato fare in modo che il numero maggiore possibile di persone avesse accesso a un'istruzione di base, cioè che imparasse a leggere e
scrivere. La società curda era stata oppressa da un
sistema statale, quello siriano, dove tanto la lingua
quanto la cultura curda erano state assimilate. Per
questo direi che la prima rivoluzione è stata una
rivoluzione linguistica. Essa era importante anche per conoscere noi stessi,
per comprendere la verità dell'essere stati assimilati.
Per fare in modo che tutti
fossero coinvolti in questo processo, abbiamo iniziato dai bambini: era
importante che anche loro fossero consapevoli del problema dell'assimilazione,
di essere assimilati. La psiche dei bambini è il luogo primario
dell'assimilazione. Per questo il primo passo nel nostro sistema educativo è
l'insegnamento della lingua curda; tra il primo e il
terzo anno tutti apprendono la lingua curda, dal
quarto al sesto, invece, l'arabo e l'inglese. Questo non vale per le persone di
famiglia araba o assira: arabi e assiri
apprendono l'arabo nei primi tre anni, il curdo e l'inglese negli altri tre anni. Il nostro sistema
fa in modo che anche i bambini assiri, che sono una minoranza, possano studiare nei primi anni la loro
lingua, l'aramaico. Il pensiero del partito non
svolge alcun ruolo nell'istruzione primaria, che si occupa di fornire soltanto
conoscenze di base.
Durante il processo
rivoluzionario, la creazione di scuole autonome ha implicato anche il
boicottaggio di quelle statali, o le due istituzioni si sono sovrapposte?
Fino al 2011, quando qui c'erano
le scuole statali, il processo rivoluzionario era appena iniziato, quindi non
c'è stato né l'uno, né l'altro fenomeno, direi. La
creazione delle scuole autonome in Siria ha coinciso con la ritirata delle
istituzioni statali dal Rojava. Oggi lo stato siriano
mantiene una presenza militare e istituzionale soltanto in due città del
cantone di Cizire, Qamishlo
e Hasakah, ed esistono qui anche alcune scuole
statali. A Qamishlo, ad esempio, sono rimaste tre di
queste scuole, che sono collocate in quartieri in cui la popolazione preferisce
in prevalenza frequentarle (e non frequenta le
nostre): è quella parte di popolazione araba che è maggiormente legata al
regime.
In Rojava
esiste un'istituzione educativa molto importante, la Pmg
(scuola di formazione per insegnanti). Attraverso essa si insegna
agli insegnanti, formando quello che sarà il ceto educativo – dotato quindi di
una grande responsabilità – della società futura. Puoi descrivere questa istituzione?
All'inizio della rivoluzione
bastavano i primi tre anni di educazione linguistica
per diventare insegnanti, poi è stata aggiunta la formazione ideologica. Le Pmg sono il tentativo di rendere sistematica la formazione
ideologica degli insegnanti. Al momento attuale, oltre
ai tre anni di studio linguistico, è necessario frequentare un anno presso le Pmg. Nelle Pmg si studiano anche
la storia, le forme di espressione, le scienze, la
filosofia, l'inglese. Le lezioni hanno luogo tutti i
giorni dalle 8.00 alle 12.00, con l'esclusione del venerdì e del sabato.
In ogni città del cantone di Cizire c'è una Pmg e a Qamishlo ce n'è due, quindi sono
dieci in tutto il cantone. Il numero degli studenti varia
da scuola a scuola.
Nella mia all'inizio c'erano 250 studenti, ora se ne sono iscritti altri 180. Anche gli insegnanti che sono divenuti tali, nelle scuole
del Rojava post-rivoluzione, quando ancora la
formazione Pmg non era prevista, sono tenuti adesso a
seguire questo programma durante le vacanze estive. Anche
chi sta ancora studiando può frequentare la Pmg il
sabato, quando è libero. Tra gli insegnanti di ogni Pmg se ne scelgono tre, due donne e un uomo, per svolgere
la funzione di coordinatori dell'istituto, e costituiscono la reberveri (coordinamento). Ogni
mese tutti i coordinatori delle Pmg del
cantone si riuscono, fanno rapporto sulla situazione
e prendono decisioni.
A parte riunirsi con gli altri
coordinatori del cantone, quali sono le altre funzioni dei coordinatori
d'istituto?
Si occupano di tutte le necessità
della scuola: dal reperimento dei materiali didattici alla sostituzione del
personale malato, fino all'individuazione di problematiche generali. Tutti i
problemi che si manifestano devono essere portati all'assemblea del
coordinamento cantonale delle reberveri,
perché le soluzioni non possono mai essere individuali, ma
collettive. Esiste anche l'assemblea generale degli insegnanti, che si svolge
una volta alla settimana e cerca di analizzare quali
sono le cose che vanno e quelle che non vanno, cosa si può migliorare, ecc.
Circa una volta al mese, infine, c'è anche l'assemblea degli studenti, in cui
possono esprimersi sull'educazione che ricevono, fare proposte, ecc.
Il rapporto tra insegnanti e
studenti, nelle nostre scuole, non è basato sul
meccanismo della punizione, ma su quello dell'hevalti
(letteralmente: amicizia). [Ndr:
Il termine “heval” e il derivato “hevalti” sono centrali nella semantica e nel linguaggio
quotidiano della rivoluzione del Rojava, e anche
nella guerra del Rojava. Il termine “heval” significa “amico”, anche se
ha assunto, a causa del suo impiego in questo contesto, un significato
politico, che lo avvicina a quello della tradizione socialista “compagno”,
sebbene abbia un alone semantico più ampio e sfumato, e sia privo del
sovraccarico storico del suo analogo.]
Uno degli aspetti in cui nelle
scuole e nelle università è maggiormente evidente la divisione della società in
classi, è l'aspetto delle pulizie degli spazi. Voi come avete affrontato questo
problema?
Tanto la pulizia delle scuole
quanto quella delle strade adiacenti è effettuata
regolarmente dall'insieme degli insegnanti e degli studenti.
Gli studenti possono baciarsi a
scuola?
Certo, in Kurdistan le persone
usano baciarsi sulle guance quando si incontrano.
No, intendevo se possono baciarsi sulla bocca…
No!
Un'istituzione diversa dalle Pmg, ma altrettanto importante nella vita politica del Rojava attuale, sono le Accademie. Ci puoi spiegare di cosa
si tratta?
Sono istituzioni aperte da un po'
di tempo, il loro scopo è offrire il birdozi,
un termine che sta un po' a metà strada tra “ideologia”, “filosofia” e
“pensiero”, ma anche tra “imparare” e “ragionare”. Il percorso nell'Accademia
inizia con tre mesi di educazione chiusa, durante la
quale gli studenti non hanno contatti con l'esterno e vivono completamente in
comune, dedicati esclusivamente allo studio. Gli insegnanti giungono da tutto
il cantone per insegnare nelle Accademie.
Le materia d'insegnamento sono la storia mondiale, la storia del Kurdistan, le forme
di espressione (ad esempio poesia, ecc.), la lingua e la grammatica curde, la cultura delle radici curde.
La formazione affronta anche l'importanza dell'educazione chiusa,
dell'autonomia democratica, del confederalismo democratico. Ci sono anche molte lezioni sulla conoscenza e
l'apprendimento. L'Accademia è dotata di biblioteca, internet. La vita durante
l'educazione chiusa sviluppa l'hevalti: questo
tipo di esperienza, ad esempio, ha contribuito molto a
rinsaldare il legame che ora esiste tra le insegnanti del cantone.
Chi si occupa delle questioni
generali riguardanti l'organizzazione del sistema scolastico?
È il Kbc,
comitato per l'educazione della società democratica, da cui si può diventare
direttore delle scuole; di esso fanno parte gli
istituti per l'apprendimento linguistico, chi si occupa della gestione delle
singole scuole, le Pmg e il sindacato degli
insegnanti.
Avendo studiato tanto nelle
scuole di stato quanto nelle nuove scuole, tu puoi
fare un paragone tra le une e le altre. Qual è la differenza?
Nelle scuole di stato lo stato
parlava principalmente di sé stesso: si imparavo molto
il suo funzionamento e la storia era esclusivamente storia araba. Era un
sistema educativo per l'assimilazione dei curdi.
Si studiava Marx?
Sì.
Qual era l'approccio
all'insegnamento della storia del pensiero?
Questo non era il mio campo, io
ho studiato letteratura, non politologia o filosofia; però ricordo che nelle
scuole di stato si studiavano tutti i filosofi.
Qual è la differenza adesso?
Ora studiamo il pensiero di Öcalan e, attraverso esso, approfondiamo tutti i filosofi legati al suo pensiero – ma li studiamo analizzando l'influenza che hanno
avuto sulla società, in maniera critica.
Che cos'è, per te, un pensiero critico?
Se un filosofo ha scritto una cosa, noi ci chiediamo perché e su quali basi
l'ha scritta. Si tratta di confrontare il pensiero della singola persona con la
società e vedere se nella società, effettivamente,
quella cosa c'è o no. Inoltre prima tutti gli aspetti
legati allo studio del ruolo della donna e della società naturale non c'erano,
adesso sì.
Secondo te che cosa è
prioritario, socialmente e storicamente, per l'inizio o lo sviluppo di una
rivoluzione: la formazione e l'educazione, o le condizioni materiali di vita
delle persone (povertà, disuguaglianza, ecc.)?
La rivoluzione, in Rojava, non è iniziata a causa delle necessità economiche.
Secondo me ciò che la fa scattare è un mutamento nel modo di sentire degli
esseri umani e nella conoscenza di sé stessi che è
anche una conoscenza della propria nazionalità, benché questo termine vada inteso
in senso puramente linguistico e geografico, non nel senso dello stato. Questo
è più importante della necessità economica e noi, quantomeno, lavoriamo su
queste basi.
Oltre al fattore linguistico,
puoi fare qualche altro esempio delle forme di oppressione
che avete patito fino al 2011?
Certo. Per fare un esempio, io non potrei mai uscire
dalla Siria, perché non ho un passaporto, né una carta d'identità, come la
maggior parte dei curdi siriani, che non sono
considerati neanche cittadini, sebbene siano nati in Siria e vivano in questa
regione da generazioni antichissime. Naturalmente lo stato siriano è al corrente della mia esistenza, ma a tutt'oggi
non ho una carta d'identità perché non sono araba.
Questo significa che chi è nella
tua condizione soffre delle discriminazioni anche sul piano socio-assistenziale
o amministrativo?
Possiamo andare in ospedale e
farci curare, ma ad esempio non possiamo intestarci case, automobili, schede o
contratti telefonici, ecc.
Un ultimo
pensiero per quanto riguarda l'aspetto linguistico della vostra lotta. Un ragazzo originario di Gaza ci ha detto di ritenere che la diffusa
ignoranza dell'inglese sia un privilegio politico del
popolo curdo, che non soffre dell'influenza coloniale
operata anche per mezzo dell'inglese ed è più resistente all'assimilazione
culturale e politica. Cosa ne pensi?
Sono completamente d'accordo con
questo ragazzo di Gaza. Il pensiero e la lingua non sono separabili. Far
propria la lingua del colonizzatore vuol dire essere assimilati al suo modo di
pensare. Noi siamo stati assimilati, ma questa rivoluzione ci permette di
tornare a conoscere noi stessi. Non siamo noi a dover
imparare l'inglese, siete voi a dover imparare il curdo!
Intervista realizzata per Radio
Onda d'Urto e Infoaut a Qamishlo,
Rojava
Postato 28th April 2016 da Davide Grasso