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“Barzani?
Non eletto, il sistema è mafioso”. Parla l'opposizione curda in Iraq
Rabun Maroof è il presidente dei deputati del partito d'opposizione Goran, nel
Kurdistan iracheno (Krg). Il suo partito controlla un quarto del parlamento e
da tempo denuncia l'assoluta mancanza di trasparenza nel controllo partitico
delle forze armate da parte dei due partiti Pdk e Upk, passando per
l'auto-nomina illegale di Barzani come presidente e i misteri sui rapporti del
Pdk con la Turchia e lo stato islamico. Il Pdk ha in questi mesi posto la
rivoluzione curdo-siriana sotto completo embargo su richiesta della Turchia, e
appare l'ennesimo alleato impresentabile del governo italiano, che da tempo ha
truppe (recentemente aumentate) di stanza a Erbil. Goran non è un movimento
rivoluzionario, ma una forza d'ispirazione liberale che ha cavalcato
l'emersione mondiale di dissenso verso lo status
quo dopo la crisi economica del 2008.
I suoi avversari al potere nel Krg lo accusano di populismo. Il Pkk lo
considera un partito proveniente dalla stessa scuola del Pdk e dell'Upk,
essendo sorto da una costola dissenziente dell'Upk. Al di là delle opinioni su
questa formazione politica, tuttavia, l'intervista che segue (in cui vengono
ovviamente espressi anche punti di vista in cui le redazioni di Infoaut e Radio
Onda d'Urto non si riconoscono necessariamente) permette di conoscere alcuni
aspetti della politica curdo-irachena attraverso uno sguardo critico che
proviene dall'interno delle sue istituzioni.
Che cos'è Goran?
È un movimento per il cambiamento (questo il significato del nome) nel
Kurdistan iracheno o Krg (Kurdish Regional Governement). Il nostro fondatore è
Nawshirwan Mustafa, che nel
Quello fu il fallimento, per il nostro paese, del tentativo di instaurare
istituzioni democratiche. Il governo del territorio finì per essere organizzato
secondo un sistema mafioso. Fu l'occasione perduta per dimostrare che i curdi
erano in grado di gestire una democrazia. Dopo la caduta di Saddam Hussein, nel
2003, si è avviato un processo costituzionale che ha condotto, nel 2005,
all'approvazione di una costituzione che riconosce alle tre province nominate
in precedenza l'autonomia all'interno dello stato iracheno, ma questo non ha
modificato la spartizione di fatto del potere tra i due principali partiti. La
fondazione del nostro partito, nel 2009, è dovuta alla volontà di instaurare
una vera democrazia nel Krg attraverso una serie di riforme radicali. Sebbene
nel Krg non si siano mai svolte elezioni regolari, nel 2009 abbiamo ottenuto il
25%. Fu un'esperienza nuova, per i curdi iracheni, avere una vera opposizione
in parlamento. Nel settembre del 2013, nonostante vi siano state molte
irregolarità durante le elezioni, abbiamo ottenuto il 24% e abbiamo stipulato
un accordo con il Pdk per attuare un percorso di riforme radicali.
Ciononostante, ogni sorta di ostacolo è stato posto di fronte ai nostri
deputati. In quello stesso anno è finito il mandato di Massud Barzani come
presidente, ma il parlamento ha accordato un'estensione di due anni. Questa
estensione era illegale, perché Barzani era stato eletto a suffragio popolare,
con delle elezioni presidenziali, e un parlamento non può estendere un mandato
popolare. Ciononostante il mandato fu esteso dal parlamento a guida Pdk e Upk
per due anni, fino al 2015, con una clausola che proibiva un'ulteriore estensione.
L'estate scorsa, quando è scaduta l'estensione, la situazione parlamentare era
questa: Goran ha il 24% dei deputati, l'Upk il 18%, l'Unione Islamica il 10%,
Società Islamica il 6%. Questo 58% del parlamento ha concordato una presa di
posizione comune ufficiale, che sottolineava come il Krg non sia una compiuta
democrazia parlamentare, perché la maggioranza del parlamento non appoggia il
presidente. Il Pdk, che controlla il restante 42% del parlamento, è andato su
tutte le furie e per questo è saltato anche il suo possibile accordo con l'Upk,
con il risultato che quando l'estensione è scaduta il parlamento non ne ha
votato una seconda estensione (che comunque sarebbe stata due volte illegale).
Massud Barzani, però, è tuttora “presidente”...
Non ha mai abbandonato il suo ufficio, ma né il popolo né il parlamento lo
legittimano ad occupare quella posizione.
Esistono forme di repressione dell'opposizione parlamentare nel Krg?
Sì. In particolare esse si sono manifestate proprio nel periodo in cui il
Pdk premeva per una seconda estensione del mandato presidenziale, e sono
peggiorate quando l'estensione non è stata accordata. Il 12 ottobre scorso il
presidente del parlamento, che è di Goran, si stava recando alla camera da
Suleimaniya, ma i peshmerga del Pdk non gli hanno permesso di passare il
checkpoint attraverso cui si entra nella zona gialla. Da allora il presidente
del parlamento curdo non ha mai più potuto uscire da Suleimaniya, né
raggiungere il parlamento, che è a Erbil.
Quali sono, invece, i principali problemi sociali ed economici del Krg?
È in corso una severa “crisi” economica, ma occorre mettere questa parola
tra virgolette, perché il Krg è un paese ricchissimo: ha 4, massimo 5 milioni
di abitanti e un'esportazione di 650.000 barili di petrolio al giorno. Il
governo trae da questo traffico un introito abnorme, eppure non è in grado di
pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici: c'è qualcosa che non va! (Bisogna
anche tenere conto che oltre all'introito del petrolio il governo ha anche
quello di tasse e dogane). La verità è che dal 1991 assistiamo al saccheggio
del Kurdistan da parte della classe dirigente, all'abuso istituzionale e alla
pervasività completa della corruzione.
Esiste una reale libertà di manifestazione nel Krg?
Nella zona gialla del Pdk la libertà di manifestare è ammessa in teoria, ma
negata in pratica. Nella zona verde dell'Upk, a Suleimaniya, le cose vanno
meglio. Non c'è libertà completa, ma è comunque meglio.
Come può un partito che è minoranza nei consensi conservare indisturbato il
suo potere, anche in presenza di una crisi sociale così grave, in cui i
dipendenti pubblici non ricevono i loro stipendi?
Barzani, molto semplicemente, riesce ad abusare della questione dello stato
islamico. Come sapete dal 2014 lo stato islamico ha occupato una parte
importante del territorio iracheno, che confina su un asse nord-sud con il Krg.
Noi curdi siamo contro lo stato islamico e anche contro l'estremismo islamico;
ciononostante l'uso che fa Barzani di questa problematica è politico,
sostenendo che in questa fase eccezionale sarebbe irresponsabile indire
elezioni, che lui non può lasciare la sua carica altrimenti Daesh vincerebbe,
ecc.
La questione riguardante il Pdk e lo stato islamico ha un volto anche
peggiore. I profughi ezidi sopravvissuti al massacro di Singal, un'area che il
Krg rivendica come curda, sostengono di esser stati abbandonati dai peshmerga
del Pdk che avrebbero dovuto difendere la città, e sostengono che Barzani ha
“venduto” Singal all'Is.
Sul fatto che il Pdk non ha difeso Singal nessuno ha dubbi e nessuno prova
a negarlo, neanche Barzani stesso. Su quali siano le ragioni di questa scelta,
tuttavia, non posso dire nulla perché non ho prove. Quello che posso dire è
che, all'epoca di quei tragici fatti (agosto 2014) ero portavoce dei deputati
di Goran e chiedemmo che fosse istituita una commissione parlamentare
d'inchiesta. Barzani non ammise la creazione di questa commissione.
Qual è la vostra posizione sul Rojava?
I curdi del Rojava hanno diritto all'autodeterminazione tanto quanto quelli
del Basur [Kurdistan iracheno, Ndr]. Il Pyd e i suoi alleati hanno avuto
successo nel fare propria la questione curda così come quella cristiana e delle
minoranze, oltre che a organizzarla militarmente in modo efficace. Si tratta di
un ottimo esempio di autodifesa e autogoverno. Tuttavia chiediamo più
democrazia in Rojava e più diritti umani.
Può essere più preciso?
In Rojava esiste un movimento d'opposizione, l'Enks (consiglio nazionale
curdo in Siria), che è appoggiato dal Pdk di Barzani. Questo partito lamenta
restrizioni dell'agibilità politica e della libertà di espressione da parte del
Pyd e dei suoi alleati. Ora questo non vuol dire che tutte queste lamentele
siano fondate, né io non voglio dar l'impressione di appoggiare questo partito,
che se fosse al potere potrebbe essere anche altrettanto autoritario del Pdk in
Iraq. Tuttavia, da persona democratica, non posso che chiedere a chi ha la
responsabilità del governo attuale del Rojava maggiore democrazia, maggiore
trasparenza.
Cosa pensate della situazione in Bakur, ovvero nel Kurdistan turco?
I curdi vivono una storia tragica in Turchia, fin dall'inizio del
Novecento. Sono privati dei diritti fondamentali e, secondo la legge della
nazione, sono turchi a tutti gli effetti. Il Pkk porta avanti in Turchia una
lotta armata per vedere riconosciuti questi diritti, che la Turchia dovrebbe
riconoscere come dovrebbe riconoscere la differenza curda. Per queste ragioni i
curdi di Turchia non stanno zitti, ma lottano per la loro giusta causa. C'è
anche un problema di giustizia in senso stretto: il governo turco dovrebbe
essere portato davanti a un tribunale internazionale per i crimini che sta
commettendo in questi mesi.
Come valutate l'azione degli Stati Uniti in Iraq, e più in generale nel
medio oriente?
È una questione complicata. Partiamo dal presupposto che, là dove ci sono
delle dittature, devono essere buttate giù. Gli Stati Uniti e l'occidente hanno
un obbligo morale rispetto alla democrazia, eppure supportano la Turchia e
l'Arabia Saudita, la dittatura in Yemen, le monarche del Golfo, ecc. Dal 1991,
dall'invasione del Kuweit, esiste un conflitto tra Stati Uniti e medio oriente.
L'intervento statunitense in Iraq tra il 2003 e il
Cosa pensate dell'invio o della presenza di truppe italiane nel Krg?
Il discorso è lo stesso. Queste truppe sono benvenute e le salutiamo come
movimento politico Goran, tuttavia ci aspettiamo che mettano pressione su Pdk e
Upk affinché vi sia in Krg, finalmente, una trasparenza e una reale democrazia,
a cominciare dall'unificazione delle forze peshmerga, ora legate al Pdk e
all'Upk, e alla loro indipendenza istituzionale. Come può esserci democrazia
dove le forze armate sono in realtà le milizie di due partiti? I peshmerga
dovrebbero essere indipendenti e neutrali rispetto al conflitto politico nel
Krg.
Ci sono anche truppe turche in Iraq. Non se ne sa molto, perché sembra ci
sia chi fa di tutto per mantenere riserbo sui loro movimenti ma, benché il
governo iracheno ne abbia chiesto più volte il ritiro, alcune unità turche si
muovono attorno all'area di Mosul, dichiaratamente dentro l'area controllata
dai peshmerga. Cosa ne pensate?
Questa è una questione diversa. La presenza di truppe delle potenze
regionali è maggiormente delicata: la Turchia, tanto per cominciare, potrebbe
avere interessi in Iraq che confliggono con quelli curdi. Inoltre non c'è stata
alcuna autorizzazione parlamentare all'arrivo di queste truppe, neanche nel
parlamento curdo e, persino con la nuova legge presidenziale del Krg, il
presidente non può autorizzare la presenza di truppe straniere sul nostro
territorio senza passare per il parlamento. Non c'è stato neanche un accordo
tra la Turchia e il governo del Krg, o tra la Turchia e il Pdk.
Alcuni mesi fa la Russia ha mostrato delle foto che mostrerebbero carichi
di petrolio provenienti dai territori controllati dallo stato islamico in
Siria, recarsi in Turchia attraverso Zakho, cioè attraverso il Kurdistan
iracheno. È vero?
Non ho prove su questo punto. Tuttavia non c'è trasparenza nel Krg, quindi
non possiamo sapere.
Se dei carichi di petrolio passano da Zakho, è possibile che il Pdk ne sia
all'oscuro?
Impossibile.
Un'ultima domanda di carattere internazionale: che cosa pensa, da curdo,
della situazione palestinese?
Credo che tutti i popoli abbiano diritto all'autodeterminazione e al
riconoscimento dei propri diritti fondamentali, che ai palestinesi sono negati.
Quindi supporto il popolo palestinese. Vi prego di aggiungere, tuttavia, che
credo anche sia possibile per loro giungere a un accordo di pace con Israele.
Intervista realizzata per Infoaut e Radio Onda d'Urto a Erbil, Iraq
Postato 10th June 2016 da Davide Grasso