11 -06- 2016

Le Nazioni Unite decidono di non indicare una nuova data per il negoziato. Sul campo le Sdf stanno per liberare la città in mano all’Isis. Sul governo accuse di aver colpito gli aiuti per Daraya. Doppio attacco a Damasco: morti e feriti

AGGIORNAMENTO ore 11 – DOPPIO ATTACCO A DAMASCO: MORTI E FERITI

Pochi minuti fa un doppio attentato ha colpito il sobborgo di Damasco sede del mausoleo sciita di Sayyidah Zaynab, più volte target di attacchi da parte dell’Isis. Un kamikaze si è fatto esplodere, seguito da un’autobomba. Secondo la Reuters i morti sarebbero due, secondo l’agenzia russa Rt almeno nove.

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della redazione

Roma, 11 giugno 2016, Nena NewsTanti i civili in fuga, ma ora l’impaziente speranza che Manbij sia presto liberata dalla morsa dello Stato Islamico è sempre più forte. Negli ultimi giorni le Forze Democratiche Siriane (Sdf), federazione di gruppi kurdi, arabi, turkmeni e assiri, ha circondato la comunità settentrionale e tagliato del tutto le vie di rifornimento all’Isis. Gruppi di civili stanno raggiungendo le aree sotto il controllo kurdo, per evitare di ritrovarsi schiacciati nel prossimo scontro con gli islamisti.

La posizione di Manbij è strategica: al confine con la Turchia, lungo la principale via usata dall’Isis per raggiungere il mondo fuori e per far arrivare dentro uomini e armi, è roccaforte islamista nella parte ovest del Fiume Eufrate. Una vittoria delle Sdf, guidate dai kurdi delle Ypg, amplierebbe il corridoio di terre lungo il confine con la Turchia sotto il controllo kurdo, spazzando via quasi del tutto lo Stato Islamico dalla frontiera.

Così, mentre le Nazioni Unite gettano la spugna, sul campo c’è chi continua a combattere l’occupazione islamista. Due giorni fa l’Onu ha fatto sapere che il suo inviato in Siria, Staffan de Mistura, che finora ha brillato per il suo ottimismo nel negoziato internazionale, ha deciso di non stabilire nuove date per la conferenza di pace di Ginevra. La ragione è ovvia: “Non vogliamo avere un dialogo fine a se stesso. Allo stesso tempo, voglio sottolineare l’urgenza della data di scadenza di agosto [per la formazione di un governo di unità] – ha detto lo stesso segretario generale Ban Ki-moon – Entro quella data dobbiamo almeno cominciare un accordo serio. Senza un orizzonte politico, un’altra escalation è più che probabile”.

A prevalere è la sfiducia totale tra le parti, figlia di interessi opposti e narrative diverse. Da una parte le opposizioni portatrici degli obiettivi regionali di Turchia e Golfo, dall’altra il governo di Damasco che punta a mantenere vivo l’asse sciita di cui è parte e la propria diretta presenza nella gestione del paese. A fare da corollario al conflitto sono le continue accuse che ci si scambia su base quotidiana: al centro dell’attenzione c’è in questi giorni la consegna di aiuti umanitari alle zone sotto assediononostante mesi di negoziato in merito – e ad oltre mezzo milione di persone. Secondo l’Onu, Damasco ha dato il via libera alla distribuzione di cibo e medicinali in 15 zone, quelle sotto controllo governativo.

Ma ieri pesanti accuse sono piovute da più parti su Damasco: elicotteri dell’aviazione governativa, dicono fonti locali, avrebbero bombardato la città di Daraya, una delle comunità che hanno ricevuto gli aiuti nei giorni scorsi, impedendo così la consegna di cibo per 2.400 persone per un mese. A Daraya, alle porte della capitale, dove vivono oggi 8mila persone, non arrivavano aiuti dal 2012 dopo essere caduta in mano alle opposizioni armate e sottoposta ad un doppio assedio, quello interno dei ribelli e quello esterno del governo.

Il governo nega di aver bombardato gli aiuti militari, ma le accuse non si fermano qui. Secondo la Coalizione Nazionale siriana, principale gruppo di opposizione dentro la federazione Hnc, Damasco ha liberato tra i 100 e i 150 prigionieri in cambio dell’arruolamento nell’esercito e del dispiegamento immediato ad Aleppo e Qamishli. Cauto l’inviato Onu de Mistura che vede nel rilascio dei prigionieri un gesto di buona volontà nel mese sacro di Ramadan. Nena News