24 -06- 2016
Prosegue la
controffensiva nella città bastione dell’Isis, via di rifornimento di uomini e
armi verso Raqqa. Scontri tra le Sdf e unità dell’Els, che da tempo accusano
Rojava di coordinarsi con il governo
della redazione
Roma, 24 giugno 2016, Nena News – Le Forze
Democratiche Siriane sono entrate ieri nel centro della città di Manbij, città
occupata dallo Stato Islamico nel nord della Siria al confine con la Turchia.
La coalizione, formata da gruppi arabi, assiri e turkmeni e guidata dai kurdi
di Rojava, è riuscita a raggiungere il cuore della comunità dopo duri scontri
con i miliziani islamisti. Un comandante delle Sdf ha raccontato all’Afp
che il “califfato” sta usando autobombe ed esplosivo per fermare la
controffensiva.
E se la guerriglia urbana è ancora in corso,
l’avanzata segna un punto importante per le forze kurde in una città che è da
tempo utilizzata come principale via di rifornimento da parte islamista, sia di
armi che di uomini che facilmente raggiungono il nord della Siria dal poroso
confine turco. Ma soprattutto la ripresa di Manbij garantirebbe l’isolamento di
Raqqa, bastione Isis, sua “capitale” de facto. Proprio Raqqa è l’obiettivo
delle Forze Democratiche che stanno avanzando da nord, così come dell’esercito
governativo che preme da sud ovest.
La situazione umanitaria resta grave: dentro
Manbij sono intrappolati migliaia di civili: solo 8mila sono riusciti a fuggire
dal 31 maggio, quando la controffensiva è cominciata, ma è difficile fare
bilanci. Se prima della guerra erano 120mila gli abitanti, molti
sono fuggiti nel corso degli anni. Chi resta subisce gli effetti peggiori della
battaglia: solo ieri sei civili, tra cui un bambino, sono stati uccisi
dall’esplosione di una mina.
A sostenere l’avanzata delle Sdf è
l’aviazione statunitense che dall’alto bombarda le postazioni Isis: secondo il
Commando centrale Usa in 20 giorni sono stati compiuti 233 raid, di cui 73 solo
nell’ultima settimana. Ma gli Stati Uniti restano preoccupati per
l’ostilità riesplosa negli ultimi giorni tra le Sdf e unità dell’Esercito
Libero Siriano, braccio armato della Coalizione Nazionale, da anni principale
partner occidentale. La coalizione internazionale per ora minimizza ma
non è la prima
“C’è una divisione tra noi – spiega il capo
di Jabha Shamiya, unità dell’Esercito Libero – Se non si trova una
soluzione politica subito tra noi rivoluzionari e i kurdi, assisteremo ad
un’escalation”. Da parte loro le Ypg kurde negano di cercare lo
scontro, ma – aggiungono – se avverrà saranno loro a perdere.
L’ennesima frattura interna che non aiuta di
certo quella che dovrebbe essere una battaglia comune contro lo Stato Islamico.
A prevalere sono gli interessi particolari di ogni soggetto, che finisce per
inficiare sulle forze che più di altre hanno dimostrato di saper frenare gli islamisti.
Nena News