20 -07- 2016
I morti
sono almeno 56. I civili sono stati scambiati per uomini dell’Isis in fuga
dalla zona di Manbij. I “ribelli moderati” decapitano un ragazzino di 13 anni
di Michele Giorgio – Il Manifesto
Roma, 20 luglio 2016, Nena News – Almeno
cinquantasei vittime ieri, altre 21 tra domenica e lunedì. Gli aerei americani
decollati dalla base Nato di Incirlik, in Turchia, riaperta dal presidente
Erdogan dopo il fallito golpe, per non aggravare la tensione già alta con
l’Amministrazione Obama, hanno preso di mira di nuovo Tukhar Kabir, nei pressi
di Manbij, tra Raqqa e Aleppo, compiendo una strage.
Decine di civili fatti a pezzi, tra di essi
donne e bambini, colpiti «per errore». Otto famiglie sterminate. I piloti
Eppure quelle vittime innocenti non generano
lo sdegno delle autorità francesi ed europee e neppure la reazione di
Washington. Da parte loro i “ribelli” anti Bashar Assad restano in
silenzio di fronte al massacro commesso dallo sponsor americano. Parla invece
l’Isis che riferisce
Se a compiere il massacro fosse stata l’aviazione
governativa o quella russa – ieri secondo fonti vicine all’opposizione i
bombardieri siriani avrebbero ucciso 15 persone a Qaterji, un quartiere nella
zona orientale di Aleppo controllata dai “ribelli” – sarebbero già partiti
appelli per la convocazione immediata del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. E i
media occidentali avrebbero invocato con forza una punizione esemplare per il
“regime di Damasco”. Invece nulla. I morti di Manbij e Tukhar Kabir
evidentemente pesano meno di quelli della zona est di
Scarse reazioni genera anche l’uccisione,
ripresa in un video, di un ragazzino di 13 anni, Abdallah Issa, forse residente
nel campo profughi palestinese di Ein El Tal, vicino Aleppo, decapitato nei
pressi di Handarat. La macabra esecuzione è stata compiuta dal gruppo
“ribelle” Nour al Din al Zinki, perché secondo fonti locali, il ragazzo faceva
parte di Liwa al Quds una milizia palestinese filo Assad che opera in quella
zona.
Il filmato mostra un gruppo di uomini di Nour
al Din al Zinki , nella parte posteriore di un autoveicolo, assieme al
ragazzino accusato di essere «uno che combatte per Assad». Poi un miliziano,
urlando “Allah è grande”, porta un coltello alla gola
Questi sarebbero i “ribelli moderati”.
Il movimento Nour al Din al Zinki, dal nome dell’emiro di Aleppo, si è formato
alla fine del 2011, nel primo anno della guerra civile siriana, per combattere
contro l’esercito governativo. Nel 2014 si è unito al Fronte del Levante e a
Fatah Halab. Gli Stati Uniti avrebbero fornito a questo gruppo islamico
radicale fondi e razzi anticarro Bgm-71 Tow. Armi e soldi sono giunti
anche da Francia, Turchia, Gran Bretagna e vari Paesi del Golfo. Appena qualche
giorno fa, Amnesty international aveva diffuso un rapporto sui crimini commessi
dai jihadisti di Nour al Din al Zinki tra i quali sequestri di persona e
torture.
Michele Giorgio è su Twitter:
@michelegiorgio2