Qamişlo: la risposta dell'Isis alle vittorie dei
kurdi e il silenzio dei media italiani
27 luglio 2016. Ore 9.25. Due forti esplosioni
devastano Xerbî,
quartiere di Qamişlo nel nord est della Siria. Due bombe – la prima su un camion e la seconda, pare su
un auto - sono esplose vicino alla sede delle forze di sicurezza interna kurda
Asayish sventrando decine di palazzi e causando almeno 70 morti e più di 150
feriti. La deflagrazione è stata così forte che feriti e danni ad abitazioni
sono stati riportati anche a Nusaybin, città confinante nello stato turco.
L’Isis ha subito rivendicato l’attentato con un comunicato postato su
Telegram da Amaq, agenzia stampa ufficiale del califfato. La strage trova
poco spazio sui media europei e certo siamo abituati al fatto che il sangue
versato a certe latitudini non valga l’attenzione, il compianto e il
cordoglio riservato ai morti nostrani. E a niente vale il fatto che bersaglio
dell’attacco terroristico sia un popolo che ogni giorno combatte contro il
fascismo e l’oscurantismo di Daesh.
Qamişlo
è la capitale del Cantone di Cizîrê, una delle prime zone liberate dalle Unità di difesa del
popolo kurde (YPG e YPJ), capitale della Siria del Nord dopo la proclamazione
del nuovo Stato Federale da parte del PYD (Partito dell’Unione Democratica) e
la città più grande dell’intero Rojava. A ridosso
della frontiera turca, è una delle principali basi delle forze kurdo-siriane
e più volte è stata oggetto di attacchi terroristici. Ad aprile un kamikaze
si è fatto esplodere uccidendo sei membri delle forze di sicurezza interna
curda, Asayish. In luglio, almeno 16 persone sono morte a Hasaka sempre in un
attentato suicida. Quello di ieri è però sicuramente l’attentato più grave
per proporzioni e numero di vittime, compiuto nonostante i numerosi check
point nella città e i frequenti sequestri di notevoli quantità di esplosivo
alle porte della città. Attentato che giunge fra l’altro in un momento
decisivo per la liberazione della città di Manbij a ovest del cantone di Kobane dove in questo momento sono
concentrati i maggiori sforzi da parte dello YPG e dello YPJ e delle Siryan
Democratic Forces. Manbij è da tempo utilizzata come principale via di
rifornimento da parte islamista, sia di armi che di uomini che facilmente
raggiungono il nord della Siria dal poroso confine turco. La sua liberazione
permetterebbe alle forze kurde di raggiungere il cantone isolato di Efrin e
al contempo di isolare Raqqa, bastione Isis, sua “capitale” de facto. Il
settanta per cento della città è sotto controllo delle unità di difesa kurde
ma ci sono ancora migliaia di civili da salvare.
Isis
attacca la resistenza kurda in un momento quindi in cui dei passi importanti
si stanno compiendo per la liberazione e mentre il confine turco-siriano sta
per passare totalmente in mano ai kurdi. Questo vile attentato non fermerà la
lotta per la liberazione ma in questo momento il pensiero più grande va ai
feriti e alle vittime per cui il Rojava ha dichiarato tre giorni di lutto.
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