Lettera43

 24 agosto 2016   

Siria, operazione dell'esercito turco per liberare Jarablus

L'obiettivo ufficiale è schiacciare l'Isis. Ma per i curdi lo scopo di Ankara è frenare la loro avanzata a Ovest del fiume Eufrate.

Per la prima volta dallo scoppio della guerra civile siriana, la Turchia scavalca il confine con i suoi carri armati e lancia un'offensiva che promette di cambiare gli equilibri nella regione. L'operazione 'Scudo dell'Eufrate' ha inflitto un duro colpo all'Isis, strappando al Califfato la cittadina siriana di Jarablus. Allo stesso tempo, l'iniziativa frena l'avanzata dei curdi del Pyd, che nelle ultime settimane avevano tolto ai jihadisti la località di Manbij.
SUL CAMPO 5 MILA RIBELLI ANTI-ASSAD. L'intervento militare turco è stato massiccio e si è avvalso di 5 mila uomini dell'Esercito libero siriano, oltre che della copertura aerea e d'intelligence della Coalizione internazionale a guida americana. Una mossa strategica per mettere al sicuro il confine dalle «organizzazioni terroristiche», ha detto il presidente Erdogan, mettendo sullo stesso piano Isis e curdi e parlando di legittima «autodifesa».
Ma l'offensiva è stata duramente condannata dal regime di Damasco, che l'ha definita una «violazione della sovranità», mentre la Russia ha espresso la sua «preoccupazione». La reazione più forte tuttavia è stata dei curdi: «La Turchia è nel pantano siriano. Sarà sconfitta come l'Isis».
BATTAGLIA DURATA MENO DI 12 ORE. All'alba, con quasi 300 colpi sparati e 81 obiettivi colpiti, l'esercito turco ha aperto la strada allo sconfinamento delle forze speciali, impegnate in una missione intrusiva per compiere azioni mirate contro i jihadisti. Poi è stata la volta dei tank e dei mezzi blindati. Dal corridoio aperto dalle bombe di Ankara sono passati circa 5 mila ribelli, appartenenti a vari gruppi anti-Assad. Con la copertura aerea degli F-16 turchi e della Coalizione, i miliziani dell'Esl si sono fatti strada rapidamente lungo i pochi chilometri che li separavano da Jarablus. In meno di 12 ore, sono caduti nelle loro mani tutti i piccoli villaggi sulla strada. Al momento dell'ingresso a Jarablus, località strategica sul fiume Eufrate e ultima grande finestra dell'Isis sul confine turco, la maggior parte degli uomini del Califfato si erano già dati alla fuga verso sud-ovest, dove ancora regge la roccaforte di al Bab.
UCCISI 46 JIHADISTI. Il bilancio dell'operazione resta ancora da chiarire: una sola vittima tra i ribelli e nessuna tra i militari turchi, dicono da Ankara, mentre sarebbero almeno 46 i jihadisti uccisi. Fonti curde parlano inoltre di 29 civili morti durante i bombardamenti. Evocata da mesi, l'operazione potrebbe respingere definitivamente l'Isis lontano dalla frontiera turca, riducendo i rischi di attacchi con colpi di mortaio e quelli di attentati al confine, come avvenuto di recente a Gaziantep.
SFUMA IL SOGNO DEI CURDI. I curdi, invece, dopo mesi di guerra all'Isis, vedono sfumare il sogno di poter controllare un'intera fascia di territorio e devono fare i conti anche con la decisa frenata di Washington.
Sotto pressione per la richiesta di estradizione di Fethullah Gülen, il vicepresidente Joe Biden ha benedetto la 'linea rossa' stabilita da Ankara: «Lo abbiamo detto chiaramente dopo l'operazione di Manbij. Se i curdi non torneranno a Est del fiume Eufrate, non avranno più il supporto degli Stati Uniti».

 

 

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