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La riconciliazione Siria-Turchia passa per l’offensiva anti-curda

La rassegna dal e sul Medio Oriente. 
Oggi: un presunto accordo tra Turchia e Siria in via di definizione; 
attentato dello Stato Islamico contro il governo yemenita appoggiato dall’Arabia Saudita;
Libia, presa a Sirte una delle ultime postazioni dell’Is.

a cura di SiriaLibano

I primi segnali di un accordo turco-siriano passano da un’alleanza anti-curda

Baghdad (al-Safir, al-Safir). Secondo il quotidiano libanese al-Safir, da sempre ben posizionato tra le fonti d’intelligence siro-iraniane, la capitale irachena ha ospitato giovedì scorso un vertice siro-turco-iracheno tra alti rappresentanti politici militari e delle forze di sicurezza.
L’obiettivo dell’incontro era il raggiungimento di un accordo che prevede la fine dell’interferenza turca ad Aleppo e il ritorno della ex-capitale economica siriana sotto il completo controllo governativo, oltre a un’intesa anti-curda nel nord ampiamente controllato da milizie alleate al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). Il governo iracheno, in buoni rapporti con Damasco e Teheran, ha svolto il ruolo di mediatore interessato agli sviluppi per via della guerra in corso contro l’Organizzazione dello Stato Islamico (Is).
La Turchia si prepara così ad accettare la perdita di Aleppo, in guerra o al tavolo dei negoziati, in cambio della fine del “progetto curdo” nato lungo il confine con la Siria. I segni di tale collaborazione sono già emersi: basta osservare le offensive quasi contemporanee lanciate da Damasco e Ankara sulle milizie curdo-siriane, rispettivamente ad Hasaka, nella piana della Jazira nord-orientale, e nella campagna meridionale di Jarablus, a nord-est di Aleppo.
Il meeting di Baghdad, sempre secondo le fonti ben informate citate dal quotidiano libanese, sarà seguito da altri incontri a Damasco, Mosca e forse anche a Istanbul, in cui sia il fronte iraniano che quello russo verranno coinvolti attivamente.
Resta da valutare la reazione statunitense ai colloqui in corso, ma è improbabile che gli Usa ostacolino un fondamentale membro della Nato per proteggere i loro momentanei alleati in Siria, le Forze siriane democratiche (Fsd) a guida curdo-siriana. Ieri Brett McGurk, il portavoce della coalizione anti-Is guidata da Washington, ha usato toni forti per condannare l’offensiva anti-curda di Ankara in Siria, definendola “inaccettabile“.
Tuttavia gli Usa hanno fornito copertura aerea all’incursione turca su Jarablus e difficilmente non erano consapevoli delle reali intenzioni di Ankara. Sicuramente Washington cercherà di mantenere una sfera d’influenza nel nord della Siria, ma un’eventuale opposizione all’offensiva anti-curda turco-siriana rischierebbe di compromettere l’avvicinamento in corso tra due dei principali attori del conflitto.
È probabile che una momentanea tregua passi per il ritiro delle forze curdo-siriane dalla sponda occidentale dell’Eufrate, assecondando le richieste di Ankara.


Lo Stato Islamico torna a colpire in Yemen

Sana‘a (al-Safir). Un attentato dello Stato islamico ha causato la morte di almeno 71 persone ad Aden, la capitale provvisoria del governo filo-saudita nel sud dello Yemen. Un’autobomba ha preso di mira un centro di reclutamento dove si stavano registrando le reclute intenzionate a recarsi in Arabia Saudita per proseguire l’offensiva contro i ribelli sciiti zaiditi huthi lungo il confine settentrionale condiviso con Riyad. L’attentato conferma la presenza dell’organizzazione nel sud del paese, nonostante l’egemonia (nella galassia jihadista) di al-Qa‘ida, anch’essa in guerra contro la coalizione guidata dall’Arabia Saudita che sostiene il presidente Abd Rabbo Mansur Hadi.


Governo di Tripoli: L’Is è ormai asserragliato in un unico quartiere a Sirte

Sirte (Bawaba News). Le forze libiche fedeli al Governo di accordo nazionale (Gan) di Tripoli riconosciuto dall’Onu hanno annunciato di aver espulso lo Stato Islamico (Is) dal suo penultimo bastione a Sirte, lasciandolo pertanto asserragliato in un ultimo quartiere. La battaglia di Sirte è in corso da più di tre mesi e ha evidenziato le capacità di resistenza del gruppo jihadista in Libia.